L'ABBUFFATA FA INGRASSARE? PARLIAMONE CON IL NUTRIZIONISTA
Il Microbiota
Il dott. Paolo Freschi, nostro consulente Biologo Nutrizionista ci illustra le principali funzioni del Microbiota dandoci degli utili consigli nutrizionali su come mantenerlo in perfetta efficienza
Analizziamo come il Microbiota è implicato nel garantire un buon funzionamento del Sistema Nervoso e del Sistema Immunitario. Conosciamo le minacce che ne possono alterare la funzione e come agire in questi casi
Come gestire l'attacco di fame nervosa
Parliamo di Metabolismo
Parliamo di allergie e di come predisporsi al meglio alla Primavera
Essendo ancora
in inverno può sembrare prematuro parlare di allergie. In realtà è un luogo
comune il ritenere che la allergia sia soltanto una patologia primaverile.
Esistono infatti molti allergeni perenni quali l’acaro della polvere, i peli del gatto ed anche alcuni pollini come
quello della parietaria, ai quali i soggetti allergici possono essere esposti
per la maggior parte dell’anno in maniera continuativa. Inoltre in questo
periodo pre-primaverile si può iniziare a pensare alla prevenzione delle
allergie stagionali.
In questo
articolo si intende prendere in esame le principali possibilità che offre la
medicina tradizionale ed alternativa in merito alla prevenzione e al
trattamento delle allergie.
Iniziamo
quindi a parlare della profilassi
ambientale. Questa risulta determinante nel contenere l’esposizione
soprattutto all’acaro della polvere. E’ a questo scopo utile areare anche
d’inverno gli ambienti domestici, diminuire l’umidità ambientale evitando l’uso
di umidificatori per i termosifoni, limitare l’uso di tappeti e moquette
privilegiando invece l’uso di tessuti anti acaro per cuscini, federe lenzuola e
materassi.
In termini di
prevenzione le linee guida della WAO (
World Allergology Organization ) sull’uso dei probiotici nella prevenzione
delle allergie. Iniziamo col definire i
probiotici, l’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità ) li definisce come “
microorganismi vivi che, somministrati in quantità adeguate, conferiscono un
beneficio all’ospite “. In gergo comune possiamo generalizzare con la
definizione di “ Fermenti Lattici “. Come è noto i probiotici sono già di uso
comune nella diarrea e nelle dismicrobiosi intestinali. La WAO come detto oggi
redige delle linee guida che validano dei risultati di vari studi condotti
sulla prevenzione della dermatite atopica nei bambini e nel trattamento delle
allergie respiratorie, in particolare la rinite. Da questi studi infatti è
emerso che l’uso quotidiano di alcuni ceppi di probiotici ( Lattobacilli e
Bifidobatteri ) porta ad una modificazione della risposta allergica del
paziente trattato con effetto preventivo sui bambini e di riduzione dei sintomi
ad esempio nei rinitici. Allergia ai
Pollini: quali rimedi naturali sono utili? Rimedi
erboristici e integratori alimentari possono
supportare il trattamento sintomatico dell'allergia ai pollini. Ecco un breve
elenco dei principali prodotti naturali che aiutano ad alleviare gli effetti
della malattia: Perilla (Perilla-frutescens) Proprietà del fitocomplesso: antiallergico ed
immunomodulatore.
Uso terapeutico: utile nei disturbi su base
infiammatoria, comprese le allergie ai diversi antigeni; allevia i sintomi
della rinite
allergica e può essere adatta alla prevenzione dell'asma bronchiale.
Inibisce i più importanti mediatori chimici coinvolti nell'infiammazione e
nell'allergia, quale istamina e
leucotrieni. Riduce i livelli di IgE. La sua capacità
di mitigare i disturbi allergici di varia natura (come asma, riniti,
orticarie, dermatiti ed eczemi ecc.) è
stata confermata scientificamente. Ribes nero (Ribes
nigrum) Proprietà del fitocomplesso:
antinfiammatorio (con effetto simile al cortisone,
ma senza lo stesso profilo di tossicità),
antistaminico ed analgesico. Uso terapeutico: la sua attività simil-cortisonica viene
esercitata a livello della corteccia delle ghiandole surrenali e
stimola la secrezione di sostanze ad azione antinfiammatoria.
Svolge un'azione specifica antiallergica:
è indicato contro il raffreddore
da fieno, le congiuntiviti e
la bronchite allergica.
Se alcuni segni dell'allergia, come tosse secca e raucedine, tendono a
persistere il Ribes nero può essere associato alla Rosa canina. Rosa canina (Rosa Canina) Proprietà del fitocomplesso: antinfiammatorio e antiossidante. Uso terapeutico: svolge un'importante azione nelle flogosi acute
che comportano alterazioni delle mucose, soprattutto quando sono associate a
componenti allergico-asmatiche. Per tali proprietà è un rimedio importante nella
prevenzione delle allergopatie respiratorie. Inoltre, i frutti della Rosa
Canina sono una fonte di Vitamina C concentrata,
in grado di contribuire al rafforzamento delle difese naturali dell'organismo. Liquirizia (Glycyrrhiza glabra): è un
efficace immunomodulatore ed un inibitore del rilascio di istamina.
L'oligoterapia contempla invece l'associazione
di Manganese, Zolfo e Fosforo per le allergie stagionali, con
manifestazioni allergiche come riniti, congiuntiviti ecc. Questi elementi,
assunti nel periodo di maggior malessere, svolgono un'importante azione
desensibilizzante e disintossicante.
da Dott. Marco Merigiola – farmacista e consulente in naturopatia scientifica, lunedì 26 ottobre 2020 15:48
Da marzo scorso il Mondo è sconvolto dalla pandemia di COVID-19. L’Italia è stata tra le prime nazioni ad essere colpita con numeri importanti. Tutto questo ha generato una crisi gestionale a livello Sanitario con ripercussioni sulla vita di tutti i giorni. Oggi siamo ancora nel bel mezzo della crisi e le speranze sono tutte indirizzate verso la positiva sperimentazione dei vaccini in fase di studio. I tempi però sono incerti e non è detto che siano brevi. Diventa quindi necessario adottare tutte le misure di distanziamento che ci vengono suggerite a livello ufficiale da OMS e Governo Nazionale anche se faticose e a volte dure da osservare (mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento interpersonale, chiusure degli spazi pubblici, ecc.). Queste misure infatti se hanno un impatto importante sulla nostra vita di relazione sono sicuramente anche in grado di garantire la prevenzione.
Possiamo però fare altro? Esistono dei metodi per fare ulteriore prevenzione? La risposta probabilmente è sì! Infatti possiamo sostenere al meglio il nostro sistema immunitario per garantire la massima risposta possibile all’aggressione di agenti esterni. Un sistema immunitario ben funzionante infatti non ci mette al riparo dal contrarre qualsiasi infezione, ma ci mette comunque nella condizione di avere le migliori difese attive. Come fare allora? Per prima cosa una corretta alimentazione, una vita sana e un adeguata attività fisica all’aria aperta sono alla base del buon funzionamento del nostro sistema immunitario.
Di recente sono circolate varie informazioni più o meno fondate sull’uso di integratori per avere un potenziamento delle difese immunitarie nei confronti proprio del COVID-19. Dobbiamo prima di tutto a monte fare una precisazione, qualsiasi integratore non può potenziare il sistema immunitario altrimenti sarebbe un farmaco. Gli integratori definiti appunto come preparati che hanno un alta concentrazione di principi nutritivi vanno utilizzati in caso di carenze specifiche o per contribuire in particolari situazioni al buon funzionamento di funzioni fisiologiche. Detto questo ci proponiamo di fornire al lettore una sintesi critica di quanto in questi ultimi mesi è emerso riguardo all’uso di alcune sostanze e il COVID-19.
Una delle prime sostanze che ha attratto l’attenzione di molti è stata la Vitamina D3 (colecalciferolo). Jorg Spitz nel suo libro “ Il Superormone: come proteggersi dalle malattie croniche – La Vitamina D” dichiara che la stessa vitamina “è in grado di prevenire le infezioni”.
In particolare egli sostiene CHE:
“Un sufficiente apporto di Vitamina D:
Regola le difese immunitarie cellulari del sangue;
Protegge dalle infezioni di tipo influenzale;
Previene gli attacchi d’asma;
Stimola la produzione endogena di “antibiotici” (catelicidina)
Annienta il bacillo della tubercolosi
Agisce sul decorso della sepsi”
A marzo scorso all’Università di Torino si notò che nei malati di COVID-19 c’era un’alta prevalenza di avitaminosi D
Lo stesso dato fu poi ripreso ed confermato in uno studio inglese dell’aprile 2020 in cui si evidenziava una correlazione tra la gravità delle forme di COVID-19 e la carenza di Vitamina D ipotizzando che la stessa possa avere un ruolo protettivo nei confronti dell’infezione da COVID-19. (1)
In particolare come si può vedere dalla tabella, nei paesi dove la concentrazione ematica di Vitamina D è mediamente più alta nella popolazione si riduce il numero di casi di COVID-19 e soprattutto la mortalità(1).
Successivamente in uno studio di giugno scorso è stata redatta una dettagliata analisi dei dati relativi alle evidenze sull’uso di Vitamina D e COVID, soprattutto in riferimento alla gravità della prognosi (2). Questa analisi condotta con la metodica della Casual Inference (CI) si propone appunto di fare delle deduzioni sulla base dei dati esistenti per produrre poi delle indicazioni. Dal punto di vista scientifico quindi si tratta di un’analisi osservazionale che sulla base dell’EBM ( Evidence Based Medicine ) pone dei limiti, anche se le osservazioni sono fatte su milioni di dati. Uno dei dati più interessanti è relativo a quanto le evidenze storiche ci dicono sul ruolo preventivo della Vitamina D. Lo studio ha infatti preso in esame l’andamento delle epidemie influenzali nel corso del periodo 1900-2000. Evidenziando che la Vitamina D venne scoperta cinque anni dopo la pandemia di Spagnola dell’inizio del ‘900, l’analisi mette in evidenza che nel periodo 1930-1957 non ci sono state epidemie globali. Gli autori mettono in relazione questo dato con l’abitudine nel periodo esente da pandemie di implementare l’alimentazione con la Vitamina D ( olio di fegato di merluzzo usato contro il rachidismo). Tale abitudine decadde dal 1957 in poi a seguito di alcuni casi di ipercalcemia dovuti ad accumulo di Vitamina D.
Nello stesso studio si prende in esame quello che può essere il ruolo della Vitamina D nel contrastare a livello molecolare l’infezione da COVID-19. Il virus SARS-CoV infatti ha come punto di attacco un enzima presente a livello polmonare, l’ACE2. Questo enzima è normalmente coinvolto nell’omeostasi del sistema renina –angiotensina –aldosterone (RAS) che permette ad esempio la regolazione della pressione arteriosa e dell’infiammazione. Quello che si è notato è che il virus SARS-CoV che causa il COVID-19 tende a sottoregolare la concentrazione di ACE2. uesto Questo determina un’attivazione del sistema RAS con il sopravvento dello stato infiammatorio. Analogamente si è visto che l’avitaminosi D può favorire l’attivazione del sistema RAS. Si è visto anche che vitamina D è in grado di incrementare la produzione dell’enzima ACE2 permettendogli come detto sopra di controllare l’infiammazione a livello polmonare.
Recentemente sul sito dell’ISS www.iss.it è comparsa una nota: “Nelle fasi più avanzate del COVID-19 l’attività immunomodulatoria della vitamina D potrebbe invece contribuire a ridurre il danno legato all’iperinfiammazione nei pazienti con forme severe di malattia. L’interazione tra vitamina D e interferone di tipo I è ancora poco studiata ma potrebbe rivelarsi di grande importanza, anche in considerazione del fatto che dati recenti della letteratura indicano che le complicanze dell'infezione da SARS-CoV-2 possono essere conseguenti ad una produzione insufficiente o ritardata di interferone nella primissima fase dell'infezione”(3).
In sintesi dai dati oggi disponibili sembrerebbe che la Vitamina D ha un ruolo importante nei confronti dell’infezione da SARS-CoV quindi il consiglio è di controllarne i livelli ematici e, qualora si abbiano dei livelli insufficienti intervenire con l’implementazione della stessa.
BIBLIOGRAFIA
1 - The role of vitamin D in the prevention of coronavirus disease 2019 infection and mortality (Petre Cristian Ilie · Simina Stefanescu · Lee Smith)
2 - Evidence Supports a Causal Role forVitamin D Status in Global COVID-19Outcomes (Gareth Davies (PhD), Attila R Garami (MD, PhD), Joanna Byers (MBChB)
3 - Reply to Jakovac: COVID-19, vitamin D, and type I interferon Maria Cristina Gauzzi and Laura Fantuzzi - Istituto Superiore di Sanita`, National Center for Global Health, Rome, Italy